[Nota: non è il post con cui avrei voluto iniziare il 2021 del blog, ma tutti gli altri possibili sono in vari stadi di avanzamento, ma comunque ben lontani dall'essere finiti. Prima o poi arriveranno anche loro, probabilmente.]
Ero combattuto.
Da una parte, ovunque si parlava tanto, fin troppo, di questo come del romanzo assolutamente
da leggere (e poche cose mi fanno passare la voglia di prendere in mano
un libro quanto queste entusiastiche e onnipresenti raccomandazioni);
in più un'intervista all'autrice letta su un giornale non me l'aveva
resa particolarmente simpatica. Dall'altra, avevo letto che la
protagonista di
Cambiare l'acqua ai fiori
è la guardiana di un cimitero, e questo aveva solleticato la mia
mai completamente sopita curiosità per per la morte e il macabro,
probabilissimo e graditissimo lascito della mia adolescenza passata tra
Dylan Dog e Stephen King.
Alla fine, il conflitto è stato risolto,
come mi succede spesso, dal consiglio di due amici; e quando due amici
che non si conoscono tra loro mi suggeriscono calorosamente di leggere
un libro, non posso che dar loro retta. E ho fatto bene.
Cambiare l'acqua ai fiori
vuole essere molte cose insieme: un giallo; una storia d’amore
(anzi due, anzi tre); il racconto di una vita difficile e ricca,
insopportabile e soddisfacente; una riflessione sul rapporto tra i vivi e
i morti; il ritratto di una Francia lontana dalla grandeur e
dalle sofisticatezze parigine. E riesce a fare quasi tutto quasi
perfettamente: è impossibile non voler bene a Violette, la protagonista,
anche se a volte le si vorrebbe fare un’urlata, tanto le sue scelte
sembrano essere costantemente quelle più sbagliate e quelle che le
portano più dolore; è impossibile non farsi catturare dall’aspetto più
giallo della trama, che si dipana saltando continuamente tra il presente
e i vari passati della storia; è impossibile non provare, almeno una
volta, invidia per la calma e la semplicità della vita di una guardiana
di cimitero in Borgogna.
Allora perché “quasi”? Perché a volte i
personaggi secondari sono un po’ troppo stereotipati, e quasi sempre un
po’ troppo abbozzati, e perché a volte l’autrice si fa prendere un po’
troppo la mano dalla ricerca della frase accattivante, della citazione
memorabile: spesso la trova, a volte no, e quando non la trova,
l’impressione è quella di leggere un cartiglio dei Baci Perugina, solo
sul tema della morte anziché dell’amore.
Ma sono dettagli:
Cambiare l'acqua ai fiori
mi è piaciuto molto, per la storia che racconta, per come la
racconta, per i personaggi che la popolano. Il consiglio degli amici si
rivela sempre la migliore guida per scoprire nuovi libri, quindi: grazie
Barbara, grazie Giorgio, ne è valsa la pena.
Nota: entrambi i
suddetti amici (e praticamente tutte le recensioni che ho scorso
sull’Interwebs) tracciano un parallelo tra Violette e Renée, la
protagonista de
L’eleganza del riccio. Non avendolo mai letto, mi devo fidare.
Voto: 4 su 5
Cambiare l'acqua ai fiori su Goodreads
Commenti
Posta un commento