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Del perchè leggo (soprattutto) in inglese

Ho visto di recente un paio di video su YouTube in cui una BookTuber (credo si dica così) spiegava ai suoi seguaci perché legge libri in inglese. Come al solito li stavo tenendo di sottofondo mentre facevo altro, quindi non garantisco di avere colto tutti i dettagli, ma mi sembra che le tre ragioni principali fossero:
  • il prezzo solitamente più basso delle versioni inglesi;
  • il ritardo nella pubblicazione delle traduzioni italiane;
  • le copertine più brutte e in generale la qualità inferiore delle edizioni nostrane, spesso meno curate degli originali.
A parte le copertine, che rientrano negli insindacabili gusti personali*, mi sembrano ragioni estremamente valide, in particolare la prima; ma per me, non sono quelle principali. Quindi, perché leggo in inglese? In ordine sparso:
  • Perché posso. Mi rendo conto che può sembrare una spacconata, ma è forse la ragione più importante. La lettura per me è sempre stata, ed è tuttora, un piacere; se leggere in inglese fosse uno stress, molto semplicemente non lo farei. Quando ho iniziato*** avevo già delle discrete basi linguistiche, ma ero molto più lento di adesso (ed estremamente più lento rispetto all'italiano). Nonostante questo, non c'è mai stata vera fatica, solo la sfida piacevole di migliorarmi, e di rinunciare gradualmente al supporto della traduzione o del dizionario.
  • Perché non tutto si trova tradotto. In alcuni ambiti, in effetti, quasi nulla si trova tradotto: per limitarmi ad uno che conosco abbastanza bene, se si vuole leggere qualcosa sulla storia del programma Apollo, con pochissime eccezioni, si deve leggere in inglese. Per fare un altro esempio, solo una ventina circa degli oltre quaranta libri del ciclo di Discworld sono stati tradotti e pubblicati in italiano.
  • Perché è l'unico modo per leggere davvero quello che l'autore ha scritto. Tradurre è un'attività nobilissima ma ogni traduzione, anche la migliore immaginabile, è inevitabilmente diversa dal materiale di partenza. Ad esempio, in Head On, che ho finito da poco, John Scalzi riesce a non esplicitare mai il genere del/della protagonista/narratore/narratrice. In inglese, con qualche magheggio, l'ambiguità è possibile; in italiano, come è evidente anche solo dal profluvio di "/" della frase qui sopra, no. Qualunque scelta farà il traduttore italiano, il libro risultante non sarà quello che l'autore voleva, e in un aspetto non marginale.
  • Perché l'inglese, nelle mani giuste, è una lingua bellissima.
* Anche se il confronto tra il Gandalf di John Howe e qualunque cosa sia il soggetto della copertina italiana nell'immagine là sopra** è impietoso.
** Grazie mille a Mauro, che me l'ha fornita.
*** Con una certa regolarità dalla fine degli anni '90 o giù di lì.

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