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Un 2025 inaspettatamente springsteeniano

Se vi sembra di avere già letto il titolo di questo post, avete ragione, ma questo 2025 è (stato) davvero un anno incredibile per noi fan di Springsteen. E le cose che l'hanno reso incredibile sono state, appunto, quasi tutte inaspettate.

L'Annus mirabilis è cominciato a maggio, con le date europee del Land of Hope and Dreams Tour*, gli attacchi a Trump, la sua reazione da bullo insicuro, e la pubblicazione di un EP e un video con le canzoni e le introduzioni più politiche e più polemiche di quei concerti (you don't mess with the Boss).

A giugno ecco la prima sorpresa: Tracks II: The Lost Albums. Si parlava già da parecchio di un secondo Tracks, ma ci si aspettava che fosse, come il primo del 1998, una raccolta di canzoni sparse; Springsteen invece ha tirato fuori un cofanetto  di sette album inediti, registrati tra il 1983 e il 2018, già finiti e mixati, pronti per essere pubblicati, ma messi da parte perché non sembrava il momento giusto per farli uscire. Lo ripeto: Springsteen ha lasciato in archivio, anche per più di quarant'anni, sette album completi, un totale di 83 canzoni, di cui 74 inedite. Ovviamente non sono 83 capolavori, ma il livello medio è incredibilmente alto; in più i sette album rivelano degli aspetti della sua musica che credo abbiano sopreso parecchi fan. Sicuramente hanno sorpreso me: un disco mariachi di Bruce Springsteen era abbastanza in basso nella lista delle cose che mi aspettavo da questo 2025.

Il 22 agosto, per il 50° anniversario dell'uscita di Born To Run, Springsteen ha pubblicato Lonely Night in the Park, canzone inedita, che, a detta del sito ufficiale, è stata "heavily considered for album inclusion". In un anno normale sarebbe stata un'uscita interessantissima: in questo 2025, è passata quasi inosservata (e infatti avevo dimenticato di metterla nella scaletta di questo post).

Ottobre 2025 è stato, probabilmente, uno dei mesi migliori di sempre per essere un fan di Springsteen: sono usciti Deliver Me From Nowhere, film (anche) sulla realizzazione di Nebraska, e il prevedibile cofanetto per accompagnarlo. Quello che non era prevedibile era cosa ci sarebbe stato nel cofanetto: vista anche l'uscita a così poca distanza da Tracks II, ci si aspettava un remaster del disco originale, magari con qualche traccia bonus presa dalle sessioni di registrazione, ma niente di più. Poi hanno cominciato a circolare voci di un'esecuzione live integrale del disco, con Springsteen da solo in un teatro. E poi, all'inizio di settembre, l'annuncio ufficiale: nel cofanetto, Nebraska '82: Expanded Edition, ci sarebbe stato, in effetti, all of the above (il remaster del disco originale, un disco di outtakes dalle sessioni di Nebraska, la versione live sia in audio che in video), ma soprattuto ci sarebbe stato Electric Nebraska

Electric Nebraska è (era, ormai) il Santo Graal degli inediti springsteeniani, il disco che fino a pochi mesi fa si pensava non esistesse nemmeno e di cui Bruce stesso si era dimenticato: le sessioni di registrazione con la E Street Band di alcune** delle tracce di Nebraska. Come racconta (bene) il film, Springsteen inizialmente registrò il disco da solo, su cassetta, usando un Portastudio semi-professionale TEAC 144, con l'intenzione di realizzare dei semplici demo da far ascoltare alla band, per poterli poi sviluppare, arrangiare e registrare, e trasformarli in materiale adatto alla pubblicazione. Una volta in studio però, si accorse che le versioni suonate con la band non funzionavano, non erano le canzoni che aveva in mente. Provò anche a ri-registrarle da solo con strumentazione e attrezzatura migliori, ma senza successo: in quella cassetta c'era qualcosa che non si riusciva a ricatturare. Alla fine decise di pubblicarla così com'era, con le sue imperfezioni e la sua qualità audio quantomeno discutibile***, e pubblicò quello che per molti è il suo disco migliore****, e senza dubbio quello più intimo.
Le registrazioni con la E Street Band erano rimaste inedite fino a oggi, e anche se nel 1982 Springsteen ha preso senza alcun dubbio la decisione giusta, per un fan sono uno sguardo irresistibile a quello che avrebbe potuto essere.

Due parole su Deliver Me From Nowhere: mi è piaciuto molto ed è un film interessante anche per chi non è uno springsteeniano di stretta osservanza (su questo ho la conferma di un amico che sto convertendo al culto di Bruce, e che ho trascinato al cinema con me), anche se, ovviamente, chi è fan coglierà un sacco di piccoli dettagli in più. La storia che racconta è, come accennato sopra, quella della realizzazione di Nebraska, ma anche quella del rapporto di un artista con il suo passato, con la sua nascente fama e con le sue fragilità: molto, molto distante dall'agiografia di Bohemian Rhapsody. Jeremy Allen White è eccezionale, ed è riuscito, in particolare nelle (tante) scene in cui canta, a trovare un equilibrio difficilissimo tra l'imitazione e l'originalità. Non vedo l'ora di rivederlo in lingua originale.
E, lo ammetto, di ascoltare la versione completa della colonna sonora del film in cui canta tutto Nebraska (quella qui sopra è un EP di cinque pezzi).

Stando alle voci che girano tra i fan, l'anno prossimo Springsteen dovrebbe pubblicare un nuovo disco di inediti, probabilmente senza E Street Band, e si parla già di Tracks III e di Only The Strong Survive Vol. 2. Dubito che rivedremo mai un anno come questo, ma è consolante vedere che il vecchio Bruce ha ancora qualcosa da dire.

 
* Tour concluso, peraltro, con due concerti San Siro. La foto arriva dal secondo.
** Purtroppo non tutte: sei sulle dieci del disco, con in aggiunta due tracce che poi sarebbero finite su Born in the USA.
*** E affrontando problemi tecnici non indifferenti, come pure si racconta nel film.
*** Io sono in bilico: è tra i migliori, senz'altro, ma forse gli preferisco ancora Born To Run, anche se ultimamente lo sto apprezzando sempre di più.

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