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Riassunto 2024

Eccoci. Il 2024 è praticamente finito, ed è l'ora del consueto post di schegge e frammenti su qualche libro letto quest'anno e per cui non ho scritto nulla di più sostanzioso (ossia, purtroppo, praticamente tutti). Se vi interessa qui trovate il post dell'anno scorso, qui quello del 2022 e qui il primo, del 2021. Prima di cominciare aggiungo solamente che, per fortuna, in un ribaltamento completo rispetto al suddetto 2021, quest'anno ho scritto poco perché è stato un BUON anno, per diversi motivi.

Qui c'è la pagina di Goodreads con i dettagli: nel 2024 ho finito 42 libri (altri ne ho ancora in lettura), per un totale di 13.280 pagine, dato più o meno in linea con gli anni scorsi.

Il primo libro finito nel 2024 (ma iniziato nel 2023), Starter Villain di John Scalzi, è stato una mezza delusione. Divertente, a tratti anche molto divertente, (e non gli chiedevo nulla di più), ma mi ha lasciato l'impressione di aver letto un'introduzione, più che un romanzo. Lascia molto (troppo?) spazio per eventuali seguiti, ma da solo fatica un po' a stare in piedi.

Deliver Me from Nowhere è stato invece una bellissima sorpresa in positivo. Anche se Nebraska è uno dei miei dischi preferiti, non era scontato che un libro che ne racconta l'origine, l'incredibile realizzazione, e l'ancora più incredibile impatto che ebbe all'epoca mi piacesse; e non avrei scommesso un Euro che mi piacesse così tanto.
(Nel 2025 uscirà un film, tratto dal libro e con lo stesso titolo, con Jeremy Allen "The Bear" White nel ruolo di Springsteen. Sono estremamente curioso.)

Non ricordo dove e da chi ho sentito parlare di questo The Thursday Murder Club, primo libro di una serie che al momento conta quattro titoli, con il quinto previsto in uscita per il 2025, ma è stata una delle migliori scoperte di quest'anno. Il libro racconta le vicende di un gruppo di anziani con l'hobby di indagare su omicidi e altri delitti (sì, per alcuni aspetti ricorda la serie del BarLume di Marco Malvaldi), e Richard Osman, al suo debutto, bilancia in maniera egregia il giallo, generose dosi di british humour, e una certa nostalgia di fondo, inevitabile quando si racconta di persone che vivono in una casa di riposo (per quanto posh). Sicuramente leggerò anche gli altri libri della serie.

Chiedersi "what if...?", che in italiano si potrebbe tradurre con "che cosa succederebbe/sarebbe successo se...?", può far nascere le storie più improbabili e più affascinanti (what if... Hitler avesse vinto la seconda guerra mondiale? what if... i sovietici fossero arrivati per primi sulla Luna? what if... potessi tornare indietro nel tempo ed evitare l'assassinio di JFK?). Questo Fascisti da Yuggoth, come si intuisce dal titolo, si chiede: what if... i Grandi Antichi Lovecraftiani si fossero alleati con il DVCE? Una raccolta di racconti stranianti, sempre in bilico, come in fondo tanti aspetti del Fascismo, tra tragedia e ridicolo, tra orrore e commedia. Cthulhu che infesta una solfara siciliana è una delle (molte) cose memorabili del libro.

Figure, come Cromorama, letto l'anno scorso, è un oggetto libro bellissimo, e anch'esso è da leggere su carta. A differenza di Cromorama, però, non ha "completamente rivoluzionato" il mio modo di vedere l'argomento di cui tratta, ma solo perché avevo già qualche rudimento di composizione fotografica e di storia dell'arte. È comunque un saggio interessantissimo su come funziona e come si legge un'immagine, a prescindere dal suo contenuto.
(Da qualche giorno ho iniziato Visus, sottotitolo "storie del volto dall'antichità ai selfie", scritto, come gli altri due, da Riccardo Falcinelli: dopo aver letto i primi capitoli ho l'impressione che nel 2025 riscriverò in gran parte questo post.)

Potevo far passare un anno come il 2024 senza leggere qualcosa sul complottismo? Ovviamente no, e quindi ecco Leonardo Bianchi con Complotti! (l'autore riprende il titolo anche per un'ottima newsletter che seguo abitualmente e che consiglio) e Le prime gocce della tempesta. Vi si racconta di cospirazioni pandemiche, di Qanon, di estremamente presunta sostituzione etnica e di estremamente reale terrorismo di estrema destra. Due letture sconfortanti ma necessarie.

Exit Reality, ossia, come recita il sottotitolo: Vaporware, backrooms, weirdcore e altri paesaggi oltre la soglia. Sto immaginando la vostra faccia (wat?), ed è la stessa che ho fatto io, che avevo solo, vagamente, incrociato le backrooms in qualche discussione su Reddit. Valentina Tanni scrive di culture ed estetiche nate su Internet (e a volte già morte), spazi liminali, ASMR, nostalgia di passati mai vissuti, meme e in generale del nostro rapporto con la Rete, quell'entità che ancora fatichiamo a capire, e che David Bowie, nel 1999 (!), definì "an alien lifeform". Non per tutti, ma estremamente affascinante. Nel 2025 penso di leggere anche l'altro libro di Tanni, Memestetica.

Generation X, ossia la mia. Si dice che questo libro sia responsabile della diffusione del termine nel pubblico, oltre che tra i sociologi e i demografi. Sicuramente è un libro affascinante, una sorta di Decamerone degli anni '90, disincantato ed estetizzante, che parla (quasi sempre) del nulla, ma ne parla in maniera divina. Mi ha fatto venire voglia di comprare della Trinitite.

Whalefall è un altro notevolissimo "what if...?": in questo caso, what if... un sommozzatore venisse inghiottito, vivo e intero, da un capodoglio? Ovviamente un thriller, ovviamente incalzante e claustrofobico, meno ovviamente anche una gran bella storia su un rapporto padre-figlio complicato e irrisolto. A tratti un po' forzato, ma una lettura che non si dimentica.

The God Desire, ossia un ebreo ateo (non è così strano, nel libro la questione viene spiegata) che si fa domande su Dio e si risponde, in estrema sintesi: non esiste, ma sarebbe meraviglioso se esistesse. Il tono è leggero (David Baddiel è, tra le altre cose, un comico), ma le questioni che affronta sono serissime, e trattate con il rispetto che meritano: Baddiel non ride mai di chi crede, anzi, spesso lo invidia. Sentimento che, specialmente negli ultimi anni, condivido.

Infine, tanto Stephen King, e soprattutto tanto Richard Bachman, in questo 2024. In particolare ho riletto dopo decenni, e per la prima volta in inglese, The Long Walk e The Running Man, due libri asciutti ed essenziali, a tratti un po' ingenui (in particolare Walk, scritto da King/Bachman mentre era ancora uno studente di college) ma che si sono rivelati, a quasi cinquant'anni dalla loro pubblicazione, ancora incredibilmente attuali, nelle loro cupissime riflessioni (anche) sul ruolo dei media nella società. Non è un caso che in questi mesi siano in lavorazione due film tratti dai due libri.

Basta così, direi. Ai miei dodici lettori ripeto l'augurio dell'anno scorso: che sia un 2025 pieno di ottime letture, ottimi incontri, ottimo cibo.

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Come accennavo in questo post , tra pochi mesi uscirà, almeno negli US of A, il film Deliver Me From Nowhere , tratto dal libro omonimo che ho letto l'anno scorso e che mi è piaciuto moltissimo. Le premesse per il film erano buone: Jeremy Allen "The Bear" White nel ruolo di Springsteen, la storia del suo disco più bello (per molti*) e più personale (e qui non è questione di opinioni) e la benedizione del Boss, che è stato diverse volte sul set durante le riprese. Oggi è uscito il trailer, e le premesse, da buone, sono diventate ottime.     Non so nemmeno se verrà distribuito in Italia, ma questo non me lo perdo.   * Non sono tra quei molti, perlomeno non sempre (o non ancora). Sicuramente Nebraska è uno dei capolavori di Springsteen, ma gli preferisco Born To Run, anche se con il passare degli anni, la distanza tra i due dischi, già piccola, si sta riducendo.

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