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BookRece: Il Demone

Con questo Demone si chiude la trilogia di Magdeburg, e ancora più che nei due precedenti libri confermo che il linguaggio con cui Alan D. Altieri ha scelto di rappresentare la tragedia della Guerra dei Trent'anni proprio non mi va giù.
Primo Levi scrive, nel fondamentale Se questo è un uomo:

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo.


ed è evidente il tentativo di Altieri (confermato nella postfazione di questo Demone) di creare una lingua nuova per raccontare di una tragedia senza precedenti.
Levi sceglie la via del linguaggio più semplice e più piano per raccontare l'indicibile e ci riesce; Altieri sceglie l'iperbole, la pomposità, l'artificiosità e fallisce l'obbiettivo. Usare tre tempi verbali nell'arco di un paragrafo che descrive un'unica azione potrà avere un alto valore artistico, ma a me sembra solo inutile pretenziosità. E di esempi anche peggiori sono pieni tutti e tre i libri, e in particolare questo terzo: dialoghi ai limiti dell'autoparodia, descrizioni talmente frammentate da risultare incomprensibili, un inspiegabile amore per alcune parole (demolizione, simulacro, scaleno)... insomma, rinnovo e confermo (per quel che può contare) il giudizio che ho dato degli altri due libri: eccellenti storie, personaggi indimenticabili, linguaggio (e mi si scusi il giuoco di parole) da dimenticare.

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