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L'importante è crederci


Ieri Michele Serra ha pubblicato sulla sua rubrica "L'amaca" un pezzo su agricoltura biodinamica vs. agricoltura tradizionale, sostenendo che sì, la prima potrà anche essere basata su superstizioni e rituali di efficacia quantomeno dubbia, ma almeno rispetta più della seconda "gli equilibri di madre terra". Il pezzo è stato (giustamente, secondo me) perculato da gente che di agricoltura probabilmente ne sa un po' di più del buon Serra. Leggendo i commenti all'articolo su Twitter ho avuto questo surreale dialogo con un'altra utente (l'mmagine è cliccabile per ingrandirla, comunque la conversazione è tutta disponibile a questo link):

Ammetto che la prima risposta che mi è venuta in mente all'ultimo tweet è stata "La prego, mi dica che lei non vota.", ma poi ho optato per un più conciliante "Capisco. L'importante è crederci. Cordialità." che, per il solito discorso che è difficile veicolare il sarcasmo tramite lo scritto, credo la mia interlocutrice abbia frainteso.
Comunque questo episodio, per quanto minuscolo, per quanto isolato, per quanto insignificante, mi ha fatto riflettere, una volta di più, sul clamoroso deficit di conoscenza scientifica elementare che sembra così diffuso in Italia. Una persona che dice "io non ho bisogno che la scienza mi spieghi, ci credo e basta", e lo fa su Internet, dimostra un' ignoranza e un livello di dissociazione che francamente mi fanno paura. Perchè persone del genere sono completamente impermeabili alla discussione razionale. Puoi citare uno studio condotto su più di cinquecentomila nascite, nell'arco di cinque anni, che dimostra, numeri alla mano, quello che con un minimo di buon senso dovrebbe essere evidente, e la risposta sarà "è così da sempre, basta farci caso". È la stessa forma mentis che porta a credere alle scie chimiche. Scoraggiante.

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