Passa ai contenuti principali

I Am a Constant Reader

Ho la fortuna di poter ascoltare musica durante il lavoro, quindi ne ascolto parecchia, di (quasi) tutti i generi; ma se dovessero chiedermi qual è il mio musicista preferito non avrei dubbi: Bruce Springsteen.
Allo stesso modo, leggo molto, leggo di tutto, ma se dovessero chiedermi chi è il mio scrittore preferito non avrei il minimo dubbio: Stephen King.

Non ricordo esattamente l'anno del mio primo incontro con lo zio Stephen, ma siamo in zona trentennale*: correva l'anno 1987 o 1988 quando un mio amico**, dopo avermi entusiasticamente parlato di una raccolta horror dall'evocativo titolo A volte ritornano mi ha prestato la sua copia. È stato amore a prima lettura. Alcuni dei racconti di quel libro sono ancora oggi tra i miei preferiti; ma è stata soprattutto la prefazione, con il suo incipit, "Parliamo, voi e io***. Parliamo della paura", con le sue riflessioni sull'orrore come catarsi, e soprattutto con il suo tono, rassicurante, familiare e insieme terrorizzante, a trasformarmi, nel giro di una decina di pagine, in un fan per la vita. Probabilmente perchè l'incontro con King e i suoi mondi è avvenuto nel momento perfetto: durante la ricettività da spugna dell'inizio dell'adolescenza, e nel pieno di una fascinazione per la paura e l'horror scatenata dalla scoperta di Poe. E quando l'adolescenza è cominciata, la (inevitabile, sana, necessaria) ribellione all'autorità dei genitori si è manifestata anche, e forse principalmente, con le mie letture "macabre" (e con i miei ascolti heavy metal, a cui magari dedicherò un altro post elegiaco-nostalgico come questo).
Banale? Forse. Ma alla fine degli anni '80, in un paesino di poche migliaia di anime a metà tra la città e la campagna, dove anche solo avere i capelli lunghi o portare un orecchino voleva dire essere giudicati male, quei libri (e quella musica) avevano ancora un'aura di riprovevole e di maledetto che li rendevano, almeno per me, irresistibili. E poi, gli incubi che si potevano comprare al costo di poche migliaia di lire facevano impallidire e aiutavano a rimettere in prospettiva i problemi che a un tredic-quattordic-quindicenne sembravano enormi: hai un brufolo? Che te ne pare di un virus alieno che ti fa spuntare un cerchio di occhi al centro del petto? La ragazza che ti piace non è interessata a te? E se fosse interessata a te, ma al primo appuntamento si rivelasse una sorta di mostruoso ibrido uomo-ratto? Hai litigato con tuo padre? Non sarebbe peggio se con un comando scritto al computer lui potesse farti scomparire per sempre? Catarsi, come si diceva. Forse più in quegli anni che nei successivi, ma da allora, e fino a oggi, King mi ha fatto entrare in centinaia dei peggiori incubi immaginabili... e mi ha sempre fatto uscire, spaventato, scosso e cambiato ma incolume, dall'altra parte.

Non voglio concentrarmi sui singoli titoli, ma almeno un altro lo voglio citare, perchè è stato, molto semplicemente, uno dei libri più importanti della mia vita: quel capolavoro imperfetto, ambizioso, esagerato, autoindulgente che è IT. Letto e riletto, in italiano e in inglese, da adolescente, da giovane uomo e da adulto (l'ultima volta giusto l'anno scorso), amato da subito e mai troppo lontano dal mio cuore. Uno di quei libri che ti cambiano, i cui personaggi diventano amici che ogni tanto bisogna tornare a trovare, le cui storie, le cui emozioni, diventano le tue: io e gli amici che avevo da ragazzo eravamo subito diventati i Perdenti, e i boschi dove andavamo a giocare i Barren; non abbiamo mai incontrato terrificanti clown mutaforma, ma come Big Bill, Ben, Eddie, Richie, Stan, Mike e Beverly abbiamo dovuto affrontare i nostri piccoli mostri, e forse, visto che quasi trent'anni dopo siamo ancora amici, li abbiamo anche sconfitti.


Una delle mie citazioni preferite dello zio Stephen è "It is the tale, not he who tells it", ma con il passare degli anni, mi sto sempre più rendendo conto che anche he who tells it è maledettamente importante. Qualche anno fa girava una battuta, secondo cui King avrebbe potuto pubblicare la sua lista della spesa e avrebbe venduto comunque milioni di copie. Come tutte le buone battute, ha un germe di verità: probabilmente avrebbe venduto milioni di copie perchè King sarebbe riuscito a renderla interessante e paurosa, magari con un caso di possessione demoniaca casuale tra gli yogurt del banco frigo o con una cassiera che improvvisamente impazzisce e stermina con un coltello da cucina preso dal reparto casalinghi tutte le persone in coda. E soprattutto, l'avrebbe raccontata con la sua voce inconfondibile, con quel tono a cui accennavo sopra, che mi ha reso un orgoglioso Constant Reader, che rende interessanti anche le sue opere peggiori e rende dei capolavori quelle più riuscite, quel modo di raccontare una realtà che sembra normale, quasi banale, finchè non si apre una piccola crepa, e da quella crepa prima compare un artiglio, poi una mano ricoperta di squame, e poi...

* A leggerlo fa un certo effetto, maledizione.
** Lo stesso che mi ha fatto conoscere l'heavy metal rubando la cassetta di Killers al supermercato. Grazie Marco, e non solo per questo.
*** In originale "Let's talk, you and I. Let's talk about fear". E proseguendo nella lettura, è chiaro che King si rivolge a un "tu", non a un "voi". La prima delle tante pessime traduzioni con cui ho dovuto convivere per anni.

Commenti

Post popolari in questo blog

GoodreadsRece: Kazuo Ishiguro - Never Let Me Go

I completely subscribe to the idiom " Dont judge a book by its cover ": over the years I often read wonderful books with horrible covers , less often horrible books with wonderful covers , and everything in beetween. Sometimes, though, a particularly good cover made me discover a book I wouldn't otherwise have considered, as happened in this case. I'm not really sure why, but this cover for Never Let Me Go struck a chord with me, and even if I had barely heard about the author Kazuo Ishiguro, and not at all about the book, I read it. And I loved it. I don't want to spoil anything about the plot, moreso because the whole book is written as a slow, gradual unveiling of the story of the protagonist/narrator, the people around her, and the (apparently) normal world in which they live, and part of its allure is exactly following Kathy's pace in remembering her life, with all her infinite and (apparently) meaningless digressions. I'll just repeat here what I wr...

Riassunto 2024

Eccoci. Il 2024 è praticamente finito, ed è l'ora del consueto post di schegge e frammenti su qualche libro letto quest'anno e per cui non ho scritto nulla di più sostanzioso (ossia, purtroppo, praticamente tutti). Se vi interessa qui trovate il post dell'anno scorso , qui quello del 2022 e qui il primo, del 2021 . Prima di cominciare aggiungo solamente che, per fortuna, in un ribaltamento completo rispetto al suddetto 2021, quest'anno ho scritto poco perché è stato un BUON anno, per diversi motivi. Qui c'è la pagina di Goodreads con i dettagli: nel 2024 ho finito 42 libri (altri ne ho ancora in lettura), per un totale di 13.280 pagine, dato più o meno in linea con gli anni scorsi. Il primo libro finito nel 2024 (ma iniziato nel 2023), Starter Villain di John Scalzi, è stato una mezza delusione. Divertente, a tratti anche molto divertente, (e non gli chiedevo nulla di più), ma mi ha lasciato l'impressione di aver letto un'introduzione, più che un romanzo....

FilmRece: Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma

All'uscita del primo Pirati dei Caraibi ero molto scettico. D'accordo, Johnny Depp; d'accordo, Geoffrey Rush; d'accordo, Orlando Bloom e Keira Knightley; ma un film ispirato ad una giostra ? Andiamo, siamo seri. E invece, felicissimo di essermi dovuto ricredere. La Maledizione della Prima Luna (e al solito, i distributori italiani dovrebbero spiegarmi cosa c'era che non andava in L a Maledizione della Perla Nera ) si è rivelato un film godibilissimo, scanzonato senza essere stupido, e con uno dei personaggi più memorabili visti sullo schermo negli ultmi anni, il Capitano Jack Sparrow . Stavolta avevo delle aspettative decisamente più alte, e a parte un paio di dettagli, sono state soddisfatte in pieno. Johnny Depp è, se possibile, ancora migliore rispetto al primo capitolo: Capitan Sparrow è un personaggio talmente sopra le righe - specialmente in questo secondo film - da rischiare sempre il crollo nella macchietta, ma JD riesce a dargli spessore, imprevedibilità ...

Un anno (e un po') di libri elettronici

[Nota: avevo iniziato a scrivere questo post un paio di mesi fa, ma poi era finito del dimenticatoio a prendere polvere. Visto che le considerazioni che facevo non sono cambiate, lo integro e lo pubblico ora.] Da qualche giorno ho finito il primo libro cartaceo dopo più di un anno di ebook, e l'occasione mi sembra propizia per fare un bilancio un po' più approfondito, rispetto al mio primo post sul tema , della mia esperienza con il libro elettronico. Comincio subito col dire che i (pochi) dubbi che avevo espresso allora sono svaniti: il fatto stesso che per più di un anno non abbia preso in mano un libro in carta e ossa è parecchio indicativo. Credo tuttavia che ancora per parecchi anni inchiostro elettronico e inchiostro tradizionale convivranno tranquillamente. Per la più semplice delle ragioni, che è poi anche quella per cui sono tornato a prendere in mano un libro old style : non tutto è ancora disponibile in formato digitale. Ad esempio, per limitarsi ai libri sulle ...