Passa ai contenuti principali

Multi(quasi)Rece: Star Wars + The Lord Of The Rings

Post aggiornato e (parzialmente) rivisto il 6/1/2008

Approfittando delle Feste, io e la mia metà ci siamo lanciati in una visione integrale delle due trilogie di Star Wars e delle tre versioni extended di The Lord Of The Rings. Qualche considerazione sparsa.

Star Wars
È quasi superfluo aggiungerlo, ma la trilogia classica rimane diversi ordini di grandezza migliore dei tre prequel, nonostante gli enormi passi avanti compiuti dagli effetti speciali in questi trent'anni. Oltretutto abbiamo deciso di vedere le versioni originali dei primi tre film, quelle senza le aggiunte digitali (e soprattutto quelli dove Han shot first), e ci siamo stupiti entrambi di quanto siano invecchiati bene gli effetti speciali. Vero, in qualche punto l'occhio attento coglie trucchi e astuzie, ma anche il primo film (blob arancione a parte, i fan sanno sicuramente di cosa sto parlando) risulta pienamente credibile. Intendiamoci, gli effetti speciali dei prequel sono semplicemente stupefacenti (la scena iniziale di Revenge Of The Sith toglie letteralmente il fiato), ma sono una dimostrazione di quanto sia ancora importante l'anima di un film, più che il suo aspetto. Insomma, come può Jar Jar Binks competere con Chewbacca?

Lord Of The Rings
Qui devo dicharare fin da principio il mio amore (quasi) incondizionato per questi tre film. Sebbene sia molto lontano dall'essere un esperto, e sebbene abbia conosciuto Tolkien relativamente tardi (ho iniziato per la prima volta Il Signore Degli Anelli - senza riuscire a finirlo - quando avevo 16 anni, e credo di averlo letto tutto solo 3 o 4 anni dopo), considero i libri del buon JRRT una delle vette della letteratura del XX secolo.
Come (immagino) tutti gli amanti del libro, ho aspettato con trepidazione mista a terrore l'uscita dei film, anche perchè avevo un ricordo pessimo della versione di Bakshi, e a differenza di molti amanti del libro ne ho amato fin da subito quasi ogni singolo aspetto. Le uniche minuscole riserve che avevo, e ancora ho, riguardano il ruolo di Gimli, che spesso diventa una semplice spalla comica, e qualche sequenza inutilmente shocker (una su tutte, il primo piano degli occhi di Galadriel la prima notte di Frodo a Lothlórien), che però si può perdonare al buon PJ, visto il suo passato.
Tutto il resto è, molto semplicemente, la miglior esperienza cinematografica della mia vita. E, sia detto tra parentesi, anche la più costosa: abbiamo visto tutti e tre i film al cinema almeno due volte, e abbiamo acquistato il giorno stesso dell'uscita i Dvd, sia nelle edizioni normali da 2 dischi che in quelle estese da 4.
Comunque, a parte queste venali considerazioni, la trilogia di Peter Jackson è secondo me, la miglior trasposizione possibile di un libro assolutamente anti-cinematografico. È vero, come hanno notato molti puristi, che in più di un'occasione PJ si è preso notevoli libertà in termini di trama (gli esempi più clamorosi sono probabilmente i ruoli di Arwen e di Saruman), ma è anche vero - e più importante - che carta stampata e schermo cinematografico sono media diversi, con linguaggi diversi, e che era semplicemente assurdo pretendere una adesione totale del film al libro.
E comunque, devo ammettere che il dibattito sulla fedeltà al Sacro Testo
TM non mi ha mai appassionato: mi sono bastate le emozioni che i film sono riusciti a trasmettere. Dal prologo fino all'inevitabile battuta conclusiva (Well, I'm back), la trilogia di PJ riesce, nonostante l'abbia vista ormai almeno una mezza dozzina di volte, a commuovermi, spaventarmi, esaltare lo spirto guerrier ch'entro mi rugge e a farmi sentire dentro una storia grandiosa, epica nel senso più vero del termine e tuttavia semplice e piccola (e qui, ovviamente, gran parte del merito è di Tolkien).
Ci sono tantissime altre cose che vorrei dire (e forse dirò in qualche post successivo) sui film e sul libro: dall'incredibile lavoro della Weta di Richard Taylor all'idiozia delle interpretazioni politiche date al libro nell'Italia degli anni '70, ma per il momento mi fermo qui.
Voglio solo citare le tre scene, una per film, che mi emozionano di più (di solito, mi metto a caragnare copiosamente).
Lo scontro tra Gandalf e il Balrog nelle miniere di Moria: "YOU SHALL NOT PASS!"
L'attacco senza speranza di Théoden e l'arrivo di Gandalf e Èomer: "FORTH EORLINGAS!"
La carica dei Rohirrim sotto le mura di Minas Tirith.

I film sull'IMDb
Star Wars, The Empire Strikes Back, Return Of The Jedi
The Phantom Menace, Attack Of The Clones, Revenge Of The Sith

The Fellowship Of The Ring, The Two Towers, The Return Of The King

I film su Rotten Tomatoes
Star Wars, The Empire Strikes Back, Return Of The Jedi
The Phantom Menace, Attack Of The Clones, Revenge Of The Sith

The Fellowship Of The Ring, The Two Towers, The Return Of The King

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Di tatuaggi, cattivo giornalismo e affidabilità delle fonti

Ieri ha aperto al MUDEC la mostra Tatuaggio, Storie dal Mediterraneo . Oggi stavo ascoltando distrattamente il TG regionale che ne parlava, e nel servizio il giornalista ha citato una statistica secondo cui l'Italia sarebbe il paese più tatuato del mondo, con il 48%* della popolazione adulta che ha almeno un tatuaggio. Il numero mi è sembrato assurdamente alto, anche considerando l'innegabile aumento della diffusione dei tatuaggi negli ultimi anni, quindi mi sono messo a cercare qualche fonte a conferma. Come mi aspettavo, il dato del 48% si trova nella cartella stampa della mostra , che il TG ha evidentemente citato nonostante non ci sia alcuna fonte per la cifra. A questo punto, la mia curiosità, invece di essere soddisfatta, è stata ulteriormente stimolata**, e ho iniziato a fare qualche ricerca più mirata su Gùgol. Innanzitutto ho scoperto che l'ultimo dato affidabile sulla percentuale di persone tatuate in Italia è del 12,8% , e viene da una ricerca dell' ISS con...

Riassunto 2024

Eccoci. Il 2024 è praticamente finito, ed è l'ora del consueto post di schegge e frammenti su qualche libro letto quest'anno e per cui non ho scritto nulla di più sostanzioso (ossia, purtroppo, praticamente tutti). Se vi interessa qui trovate il post dell'anno scorso , qui quello del 2022 e qui il primo, del 2021 . Prima di cominciare aggiungo solamente che, per fortuna, in un ribaltamento completo rispetto al suddetto 2021, quest'anno ho scritto poco perché è stato un BUON anno, per diversi motivi. Qui c'è la pagina di Goodreads con i dettagli: nel 2024 ho finito 42 libri (altri ne ho ancora in lettura), per un totale di 13.280 pagine, dato più o meno in linea con gli anni scorsi. Il primo libro finito nel 2024 (ma iniziato nel 2023), Starter Villain di John Scalzi, è stato una mezza delusione. Divertente, a tratti anche molto divertente, (e non gli chiedevo nulla di più), ma mi ha lasciato l'impressione di aver letto un'introduzione, più che un romanzo....

GoodreadsRece: Il Post - Ogni quattro anni (Cose spiegate bene Vol. 10)

Come ho scritto non ricordo più dove, leggo nonfiction principalmente per imparare cose, e in questo caso ne ho imparate poche, da cui il voto (relativamente) basso. Non perché il libro non sia ben fatto o interessante: lo è, come d'altra parte lo sono tutti quelli di questa collana che ho letto finora. Semplicemente, la gran parte degli articoli (capitoli? interventi?) parlano di cose, come il funzionamento del collegio elettorale, l'evoluzione della società in Texas, o l'incredibile vicenda dell'acqua di Flint, che ho già incontrato e approfondito, spesso proprio sulle pagine del Post o in uno dei libri/video/podcast/altri progetti assortiti di Francesco Costa*. Comunque consigliato, specialmente a chi è interessato agli US of A ma non è ossessionato, come lo sono io, dalla loro politica (spesso ho l'impressione di essere più informato su quella americana che su quella italiana, e non sono sicuro che sia una buona cosa), e dalle loro contraddizioni, e che ...

GoodreadsRece: Paolo Cognetti - Le otto montagne

Come faccio sempre quando inizio un libro, l'ho segnalato su Feisbù. Normalmente sono post che passano abbastanza inosservati: quando va bene raccolgo un paio di 👍 e uno o due commenti; stavolta una decina dei miei amici (che sui poco più di cento che ho sono una percentuale tutt'altro che trascurabile) si sono fatti vivi per dirmi quanto gli è piaciuto Le otto montagne (con una parziale ma significativa eccezione, ci torno). Avevano ragione. Erano diversi anni che un romanzo italiano non mi colpiva così tanto, e la cosa è ancora più notevole perché avevo una blanda, incomprensibile e ingiustificata antipatia preventiva per l'autore. Nonostante il titolo, il libro parla di montagna quanto, si parva licet , I promessi sposi parla di matrimonio: la montagna c'è, presenza concretissima, sfondo e motore di tutto ciò che accade al protagonista/narratore Pietro e a chi gli sta attorno (nonché, almeno per me, da sempre muntagnatt nell’animo anche se abito...