Passa ai contenuti principali

Book(quasi)rece: The Windup Girl & affini

Questo post nasce su Twitter e passa da Facebook prima di approdare qui sul blog.
Mi spiego meglio: alla fine dell'anno scorso ho letto The Windup Girl, di Paolo Bacigalupi, scrittore statunitense di probabili origini italiane. L'ho trovato fantastico, uno dei più bei libri di fantascienza che abbia mai letto, e uno dei più bei libri - punto - che abbia letto ultimamente. Per il resto del 2013 mi sono dedicato ad altre letture, ma da qualche giorno ho iniziato la sua raccolta Pump Six and Other Stories. La seconda story del libro si intitola The Fluted Girl ed era almeno da Twittering from the Circus of the Dead di Joe Hill*, letto nel 2010, che un racconto non mi colpiva così tanto, al punto di twittare**: 


Il mio Facebook*** è impostato in modo da pubblicare in automatico i miei tweet, ma visto che praticamente tutti i miei amici sono italiani, ho scritto anche questo post:

Traduco & espando il tweet lì sotto: era parecchio che un racconto non mi stupiva come ha fatto oggi "The Fluted Girl" di Paolo Bacigalupi*. Un vero gioiello, uno dei racconti più belli e più disturbanti che abbia letto negli ultimi anni.

* Autore (tra l'altro) anche dell'altrettanto bello e altrettanto disturbante romanzo "The Windup Girl". E riflettendoci un po' c'è più che solo un'assonanza tra la "Fluted Girl" del racconto e la "Windup Girl" del romanzo.


Un amico mi ha chiesto chiarimenti, ed eccoli qui: spero di riuscire a suscitare l'interesse suo e di qualcun altro dei miei dodici lettori verso un libro e un autore che mi hanno conquistato, e che purtroppo, stando alle informazioni che ho reperito sull'Interwebs, non sono mai stati tradotti in italiano.

The Windup Girl, dunque. Il libro è ambientato a Bangkok, in un futuro non così remoto e non così diverso dal nostro presente, in cui i carburanti fossili sono ormai esauriti, in cui il riscaldamento globale ha innalzato il livello degli oceani e solo un mastodontico sistema di dighe previene l'allagamento della città, in cui l'ingegneria genetica consente manipolazioni oggi (quasi) impensabili di piante, animali e esseri umani e in cui le grandi corporazioni agroalimentari dominano il mercato del cibo (e dell'energia, che è tornata ad essere principalmente quella dei muscoli animali) attraverso la diffusione di sementi sterili e di pestilenze che periodicamente devastano interi raccolti. Emiko, la Windup Girl del titolo è - appunto - uno dei prodotti più riusciti della bioingegneria, una bellissima ragazza creata in laboratorio per essere una sorta di geisha 2.0, una creatura artificiale programmata per obbedire, e che solo l'andatura a scatti distingue da un essere umano a tutti gli effetti.
Non scendo nei dettagli della trama: per chi è interessato (SPOILER ALERT) la pagina di Wikipedia (SPOILER ALERT) ne offre un riassunto più che esauriente. Dico solo che la distopia che Bacigalupi descrive è tanto più terrorizzante quanto più non sembra così improbabile: non è necessario che qualche onnipotente razza aliena arrivi con una flotta di astronavi superluminali e ci annichilisca con armi di potenza inusitata. Basta continuare a fare quello che stiamo facendo, e se non finiremo esattamente come il mondo descritto nel libro, finiremo in qualcosa di abbastanza simile.

The Fluted Girl. Racconto breve, la cui protagonista è, come Emiko, figlia di un'ingegneria genetica e biomedica pressochè onnipotente, manipolata per l'audience e per il piacere di una casta dominante formata da immortali e bellissime star dei media. Lo sviluppo del racconto è magistrale, con lo svelamento che mi ha letteralmente lasciato senza fiato. Non dirò una parola di più sulla storia, non voglio rischiare di rovinarla per nessuno dei miei dodici lettori: il racconto integrale è comunque disponibile sul sito dell'autore, e lo raccomando senza riserve.

Io adoro le distopie e le storie post-apocalittiche, e Bacigalupi è uno dei migliori narratori del genere che abbia mai letto: la sua capacità di inventare mondi così simili al nostro da essere distanti da noi solo una o due pessime decisioni sembra illimitata. Forse non è un caso che il racconto meno entusiasmante (ma comunque riuscito) di Pump Six and Other Stories, Softer, è l'unico che è ambientato nel nostro presente, e non in un qualche futuro in cui qualcosa è andato tremendamente storto.

* Figlio di Stephen King, autore di racconti, romanzi, fumetti e Twittatore extraordinaire. Finora, pressochè tutto quello che ho letto di suo mi è piaciuto assai.
** Bacigalupi è stato così gentile da ringraziarmi e ritwittarmi, ma questo non c'entra.
*** Non pubblico volutamente i miei recapiti Facebook qui sul blog; tutti i miei contatti sul social di Mr. Zuckerberg, con due eccezioni, sono persone che conosco anche nella Vita RealeTM, e vorrei mantenere così le cose.

Commenti

Post popolari in questo blog

Di tatuaggi, cattivo giornalismo e affidabilità delle fonti

Ieri ha aperto al MUDEC la mostra Tatuaggio, Storie dal Mediterraneo . Oggi stavo ascoltando distrattamente il TG regionale che ne parlava, e nel servizio il giornalista ha citato una statistica secondo cui l'Italia sarebbe il paese più tatuato del mondo, con il 48%* della popolazione adulta che ha almeno un tatuaggio. Il numero mi è sembrato assurdamente alto, anche considerando l'innegabile aumento della diffusione dei tatuaggi negli ultimi anni, quindi mi sono messo a cercare qualche fonte a conferma. Come mi aspettavo, il dato del 48% si trova nella cartella stampa della mostra , che il TG ha evidentemente citato nonostante non ci sia alcuna fonte per la cifra. A questo punto, la mia curiosità, invece di essere soddisfatta, è stata ulteriormente stimolata**, e ho iniziato a fare qualche ricerca più mirata su Gùgol. Innanzitutto ho scoperto che l'ultimo dato affidabile sulla percentuale di persone tatuate in Italia è del 12,8% , e viene da una ricerca dell' ISS con...

Riassunto 2024

Eccoci. Il 2024 è praticamente finito, ed è l'ora del consueto post di schegge e frammenti su qualche libro letto quest'anno e per cui non ho scritto nulla di più sostanzioso (ossia, purtroppo, praticamente tutti). Se vi interessa qui trovate il post dell'anno scorso , qui quello del 2022 e qui il primo, del 2021 . Prima di cominciare aggiungo solamente che, per fortuna, in un ribaltamento completo rispetto al suddetto 2021, quest'anno ho scritto poco perché è stato un BUON anno, per diversi motivi. Qui c'è la pagina di Goodreads con i dettagli: nel 2024 ho finito 42 libri (altri ne ho ancora in lettura), per un totale di 13.280 pagine, dato più o meno in linea con gli anni scorsi. Il primo libro finito nel 2024 (ma iniziato nel 2023), Starter Villain di John Scalzi, è stato una mezza delusione. Divertente, a tratti anche molto divertente, (e non gli chiedevo nulla di più), ma mi ha lasciato l'impressione di aver letto un'introduzione, più che un romanzo....

GoodreadsRece: Il Post - Ogni quattro anni (Cose spiegate bene Vol. 10)

Come ho scritto non ricordo più dove, leggo nonfiction principalmente per imparare cose, e in questo caso ne ho imparate poche, da cui il voto (relativamente) basso. Non perché il libro non sia ben fatto o interessante: lo è, come d'altra parte lo sono tutti quelli di questa collana che ho letto finora. Semplicemente, la gran parte degli articoli (capitoli? interventi?) parlano di cose, come il funzionamento del collegio elettorale, l'evoluzione della società in Texas, o l'incredibile vicenda dell'acqua di Flint, che ho già incontrato e approfondito, spesso proprio sulle pagine del Post o in uno dei libri/video/podcast/altri progetti assortiti di Francesco Costa*. Comunque consigliato, specialmente a chi è interessato agli US of A ma non è ossessionato, come lo sono io, dalla loro politica (spesso ho l'impressione di essere più informato su quella americana che su quella italiana, e non sono sicuro che sia una buona cosa), e dalle loro contraddizioni, e che ...

GoodreadsRece: Paolo Cognetti - Le otto montagne

Come faccio sempre quando inizio un libro, l'ho segnalato su Feisbù. Normalmente sono post che passano abbastanza inosservati: quando va bene raccolgo un paio di 👍 e uno o due commenti; stavolta una decina dei miei amici (che sui poco più di cento che ho sono una percentuale tutt'altro che trascurabile) si sono fatti vivi per dirmi quanto gli è piaciuto Le otto montagne (con una parziale ma significativa eccezione, ci torno). Avevano ragione. Erano diversi anni che un romanzo italiano non mi colpiva così tanto, e la cosa è ancora più notevole perché avevo una blanda, incomprensibile e ingiustificata antipatia preventiva per l'autore. Nonostante il titolo, il libro parla di montagna quanto, si parva licet , I promessi sposi parla di matrimonio: la montagna c'è, presenza concretissima, sfondo e motore di tutto ciò che accade al protagonista/narratore Pietro e a chi gli sta attorno (nonché, almeno per me, da sempre muntagnatt nell’animo anche se abito...