AVVERTENZA SPOILER: purtroppo qualche spoiler in questo blog mi scapperà. Niente che chi abbia letto il libro o abbia visto i precedenti due film non sappia o non possa immaginare, ma è giusto avvertire.
Il viaggio nella Terra di Mezzo iniziato nel 2001 con La Compagnia dell'Anello si è concluso, e purtroppo non nel modo che avrei sognato: questo è il primo dei sei film Tolkieniani di Peter Jackson che mi ha fatto uscire dalla sala con qualche perplessità. Intendiamoci: il giudizio su questo terzo Hobbit è comunque positivo, e credo che la Extended Version prossima ventura risolverà molti dei problemi del film. Perchè, incredibile a dirsi, dopo due pellicole e più di sei ore per raccontare un libro di nemmeno trecento pagine, questo terzo film a tratti mi è sembrato un po' tirato via: nemmeno un accenno ai funerali di Thorin e a quello che succede ai nani di Erebor dopo la battaglia? Cinque-secondi-cinque di Beorn? Suvvia. E non sono tagli fatti per esigenze di durata: è vero che La battaglia delle cinque armate è il più breve dei tre Hobbit, e non di poco*; ma è anche vero che altre scene del film risultano troppo lunghe e, francamente, noiose, come il duello tra Thorin e Azog o quello tra Legolas e Bolg, e la stucchevole sottotrama d'amore interrazziale fra Tauriel e Kili.
Detto questo, ribadisco che il giudizio sul film è positivo, e che anche stavolta PJ ci regala dei momenti visivamente indimenticabili: l'attacco di Smaug a Pontelagolungo e la morte del drago; la lotta di Elrond, Galadriel e Saruman contro il Negromante; tutte le scene di battaglia campale**. Ribadisco quello che avevo scritto l'anno scorso: la decisione di passare dai due film originariamente previsti ai tre realizzati non è stata particolarmente felice, ma sono grato a PJ per averci regalato questo favoloso viaggio nella Terra di Mezzo. Credo che nessun altro avrebbe potuto farlo***.
* Un viaggio inaspettato dura 169 minuti, La desolazione di Smaug 161, La battaglia delle cinque armate 144.
** Nessuno è in grado di raccontare una battaglia sullo schermo come Peter Jackson. Nessuno.
*** Anche se rimarrà per sempre insoddisfatta la curiosità di vedere come avrebbe trattato lo Hobbit Guillermo Del Toro.
Il viaggio nella Terra di Mezzo iniziato nel 2001 con La Compagnia dell'Anello si è concluso, e purtroppo non nel modo che avrei sognato: questo è il primo dei sei film Tolkieniani di Peter Jackson che mi ha fatto uscire dalla sala con qualche perplessità. Intendiamoci: il giudizio su questo terzo Hobbit è comunque positivo, e credo che la Extended Version prossima ventura risolverà molti dei problemi del film. Perchè, incredibile a dirsi, dopo due pellicole e più di sei ore per raccontare un libro di nemmeno trecento pagine, questo terzo film a tratti mi è sembrato un po' tirato via: nemmeno un accenno ai funerali di Thorin e a quello che succede ai nani di Erebor dopo la battaglia? Cinque-secondi-cinque di Beorn? Suvvia. E non sono tagli fatti per esigenze di durata: è vero che La battaglia delle cinque armate è il più breve dei tre Hobbit, e non di poco*; ma è anche vero che altre scene del film risultano troppo lunghe e, francamente, noiose, come il duello tra Thorin e Azog o quello tra Legolas e Bolg, e la stucchevole sottotrama d'amore interrazziale fra Tauriel e Kili.
Detto questo, ribadisco che il giudizio sul film è positivo, e che anche stavolta PJ ci regala dei momenti visivamente indimenticabili: l'attacco di Smaug a Pontelagolungo e la morte del drago; la lotta di Elrond, Galadriel e Saruman contro il Negromante; tutte le scene di battaglia campale**. Ribadisco quello che avevo scritto l'anno scorso: la decisione di passare dai due film originariamente previsti ai tre realizzati non è stata particolarmente felice, ma sono grato a PJ per averci regalato questo favoloso viaggio nella Terra di Mezzo. Credo che nessun altro avrebbe potuto farlo***.
* Un viaggio inaspettato dura 169 minuti, La desolazione di Smaug 161, La battaglia delle cinque armate 144.
** Nessuno è in grado di raccontare una battaglia sullo schermo come Peter Jackson. Nessuno.
*** Anche se rimarrà per sempre insoddisfatta la curiosità di vedere come avrebbe trattato lo Hobbit Guillermo Del Toro.
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