Passa ai contenuti principali

Pensieri sconnessi su Charlie Hebdo (con divagazioni su: la libertà di espressione, il terrorismo islamico, il complottismo etc. etc.)

È da quando ho sentito della strage di Charlie Hebdo che sto cercando di organizzare in una narrazione con un minimo di coerenza i miei pensieri. Non ci riesco, quindi ho deciso di rinunciare ad ogni pretesa di completezza o di ordine e di scrivere solo qualche scheggia, appunto, sconnessa. Iniziamo.
  • È ovvio, e trovo triste doverlo sottolineare, che i colpevoli della strage siano solo coloro che hanno sparato, e non come qualcuno sembra ritenere, tutti i musulmani di Parigi, di Francia o del mondo. Detto questo:
  • Non capisco chi fa salti mortali, verbali e non solo, per evitare di associare l'Islam all'attentato. Stando a tutte le testimonianze e alle ricostruzioni, la matrice religiosa degli attacchi è evidente. E, piaccia o no, oggi* quando si parla di terrorismo, viene quasi istintivo apporre l'aggettivo "islamico". E più spesso che no, ci si prende. Come dicevo prima non tutti i musulmani sono terroristi (anzi, quasi nessuno lo è), ma tanti, troppi terroristi si autodefiniscono, orgogliosamente, musulmani.
  • E mi dispiace, ma "Islam" non significa "pace", come ho sentito dire a troppi in questi giorni. La parola "Islam" significa "sottomissione", nel senso di "abbandono volontario al volere di Dio"; tutt'al più condivide con altre parole (come salaam e shalom) una radice semantica correlata a significati come "pace", "pienezza", "sicurezza".
  • Si è parlato tanto di libertà di parola, in questi giorni, spesso a sproposito. Perchè essere coerenti nel sostenere la libertà di parola, come magistralmente riassunto da Aaron Sorkin in questa scena di "The American President", non è facile. Charlie Hebdo deve essere libero di disegnare vignette su Maometto? Ovviamente sì. Dieudonné deve essere libero di portare in giro per la Francia i suoi spettacoli antisemiti? Forse non è altrettanto ovvio, ma io credo di sì. Alle idee, per quanto aberranti, non si risponde con la censura, ma con idee migliori. Anche perchè, una volta che si inizia a censurare, è difficile fermarsi. Dove si fissa il limite? Chi lo fissa? Secondo quali parametri?
  • Mi sembra superfluo aggiungerlo, ma non si sa mai: pensare che un'idea non debba essere censurata non significa condividerla. Non lo conosco abbastanza da poter dare un giudizio ponderato, ma da quanto ho letto Dieudonné è un razzista di merda e un artista mediocre; penso comunque che abbia il diritto di esprimere le proprie idee (ripeto, aberranti) senza essere arrestato per questo. Se è per quello, gran parte delle vignette di Charlie Hebdo viste in questi giorni non mi sembrano granchè, non sono particolarmente divertenti o particolarmente acute, ma è giusto che abbiano potuto pubblicarle, ed è orrendo che qualcuno abbia pensato che fossero una motivazione sufficiente per uccidere.
  • Spesso si sente dire, per giustificare la censura: "è giusto rispettare le idee di tutti, e questo disegno/libro/articolo/film/brano musicale può essere offensivo per i musulmani/i neri/i cattolici/le donne/i vegani/i grassi/i gay/i sardi/i tifosi dell'Apoel Nicosia/gli austriaci/gli allevatori di visoni, quindi non lo possiamo pubblicare/mandare in onda/diffondere." C'è però un problema: qualunque cosa può offendere qualcuno, quindi? Quindi cedo la parola a due persone che esprimono, con molta più incisività ed eleganza di me, un concetto che sottoscrivo in pieno: "Qualcosa ti offende? Cazzi tuoi." Philip Pullman e Stephen Fry.
  • I complottisti si sono già lanciati come sciacalli sulle stragi, sostenendo, secondo il solito copione, che l'attacco a Charlie Hebdo è stato organizzato dalla CIA, dal Mossad, dal Bilderberg, dai Padroni del MondoTM; che il vero obbiettivo dei terroristi** era l'economista Bernard Maris, ucciso perchè le sue teorie erano in contrasto con il pensiero capitalista dominante (ovviamente sostenuto dalla CIA, dal Mossad, dal Bilderberg, dai Padroni del MondoTM); che l'agente ucciso nel video che ha fatto il giro del mondo non è effettivamente morto e/o era un attore. Ecco, quando vedo, come si è visto in questi giorni, che a questa feccia viene offerta una tribuna dai media per poter diffondere i loro deliri, la mia profonda convinzione che la libertà di parola sia un bene assoluto viene messa a dura prova.
  •  Chiudo, citando un geniale collega, con una nota allegra e con un po' di bellezza, come da immagine iniziale: #JeSuisCharlize
* Sottolineo: oggi. Lo so anch'io che ci sono state le Crociate, la guerra dei Trent'anni, l'IRA e tutte le meraviglie dell'estremismo cristiano, ma per fortuna in massima parte sono nel nostro (più o meno) remoto passato. Chi non vede che oggi la religione più militante, nel bene e nel male, è l'Islam o è cieco, o è in malafede.
** Ricordiamolo, segretamente pagati  dalla CIA, dal Mossad, dal Bilderberg, dai Padroni del MondoTM.

Commenti

  1. Hai detto cose sagge.
    Flo
    PS: bella faccia, l'avessi io...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Trailer: Deliver Me From Nowhere

Come accennavo in questo post , tra pochi mesi uscirà, almeno negli US of A, il film Deliver Me From Nowhere , tratto dal libro omonimo che ho letto l'anno scorso e che mi è piaciuto moltissimo. Le premesse per il film erano buone: Jeremy Allen "The Bear" White nel ruolo di Springsteen, la storia del suo disco più bello (per molti*) e più personale (e qui non è questione di opinioni) e la benedizione del Boss, che è stato diverse volte sul set durante le riprese. Oggi è uscito il trailer, e le premesse, da buone, sono diventate ottime.     Non so nemmeno se verrà distribuito in Italia, ma questo non me lo perdo.   * Non sono tra quei molti, perlomeno non sempre (o non ancora). Sicuramente Nebraska è uno dei capolavori di Springsteen, ma gli preferisco Born To Run, anche se con il passare degli anni, la distanza tra i due dischi, già piccola, si sta riducendo.

GoodreadsRece: Valérie Perrin - Cambiare l'acqua ai fiori

[Nota: non è il post con cui avrei voluto iniziare il 2021 del blog, ma tutti gli altri possibili sono in vari stadi di avanzamento, ma comunque ben lontani dall'essere finiti. Prima o poi arriveranno anche loro, probabilmente.] Ero combattuto. Da una parte, ovunque si parlava tanto, fin troppo, di questo come del romanzo assolutamente da leggere (e poche cose mi fanno passare la voglia di prendere in mano un libro quanto queste entusiastiche e onnipresenti raccomandazioni); in più un'intervista all'autrice letta su un giornale non me l'aveva resa particolarmente simpatica. Dall'altra, avevo letto che la protagonista di Cambiare l'acqua ai fiori è la guardiana di un cimitero, e questo aveva solleticato la mia mai completamente sopita curiosità per per la morte e il macabro, probabilissimo e graditissimo lascito della mia adolescenza passata tra Dylan Dog e Stephen King. Alla fine, il conflitto è stato risolto, come mi succede spesso, dal consigli...

Del perchè leggo (soprattutto) in inglese

Ho visto di recente un paio di video su YouTube in cui una BookTuber (credo si dica così) spiegava ai suoi seguaci perché legge libri in inglese. Come al solito li stavo tenendo di sottofondo mentre facevo altro, quindi non garantisco di avere colto tutti i dettagli, ma mi sembra che le tre ragioni principali fossero: il prezzo solitamente più basso delle versioni inglesi; il ritardo nella pubblicazione delle traduzioni italiane; le copertine più brutte e in generale la qualità inferiore delle edizioni nostrane, spesso meno curate degli originali. A parte le copertine, che rientrano negli insindacabili gusti personali*, mi sembrano ragioni estremamente valide, in particolare la prima; ma per me, non sono quelle principali. Quindi, perché leggo in inglese? In ordine sparso: Perché posso . Mi rendo conto che può sembrare una spacconata, ma è forse la ragione più importante. La lettura per me è sempre stata, ed è tuttora, un piacere; se leggere in inglese fosse uno stress, molt...

Riassunto 2024

Eccoci. Il 2024 è praticamente finito, ed è l'ora del consueto post di schegge e frammenti su qualche libro letto quest'anno e per cui non ho scritto nulla di più sostanzioso (ossia, purtroppo, praticamente tutti). Se vi interessa qui trovate il post dell'anno scorso , qui quello del 2022 e qui il primo, del 2021 . Prima di cominciare aggiungo solamente che, per fortuna, in un ribaltamento completo rispetto al suddetto 2021, quest'anno ho scritto poco perché è stato un BUON anno, per diversi motivi. Qui c'è la pagina di Goodreads con i dettagli: nel 2024 ho finito 42 libri (altri ne ho ancora in lettura), per un totale di 13.280 pagine, dato più o meno in linea con gli anni scorsi. Il primo libro finito nel 2024 (ma iniziato nel 2023), Starter Villain di John Scalzi, è stato una mezza delusione. Divertente, a tratti anche molto divertente, (e non gli chiedevo nulla di più), ma mi ha lasciato l'impressione di aver letto un'introduzione, più che un romanzo....