Marcovaldo
è stato uno dei miei libri di lettura alle scuole medie (credo in
seconda), e riaprendolo adesso per la prima volta da allora, mi sono
trovato nella stessa situazione della rilettura adulta di
La Storia Infinita: ricordavo molte delle suggestioni e delle situazioni del libro,
che avevo adorato da bambino, ma stavolta ci ho scoperto molto, molto di
più.
Ho ritrovato la delicatezza, l'ingenuità e la malinconia di Marcovaldo, il suo cercare continuamente (e a volte trovare) la natura in città, il suo continuo, antieroico, sbattere il muso sulla realtà; ma stavolta il sottotesto politico, la critica al nascente consumismo di molta parte del libro è risultato evidentissimo: Luna e Gnac e Marcovaldo al supermarket sono probabilmente i due racconti più espliciti in questo senso.
Non è facile scrivere una critica sociale feroce che sia anche poetica, sognante, a tratti favolistica (il finale di La città smarrita nella neve, La fermata sbagliata, La pioggia e le foglie): credo che sia proprio questa tensione che rende Marcovaldo uno di quei libri (come Animal Farm, per citarne solo uno) che vanno ben oltre il tempo in cui sono stati scritti, e diventano eterni.
Ho ritrovato la delicatezza, l'ingenuità e la malinconia di Marcovaldo, il suo cercare continuamente (e a volte trovare) la natura in città, il suo continuo, antieroico, sbattere il muso sulla realtà; ma stavolta il sottotesto politico, la critica al nascente consumismo di molta parte del libro è risultato evidentissimo: Luna e Gnac e Marcovaldo al supermarket sono probabilmente i due racconti più espliciti in questo senso.
Non è facile scrivere una critica sociale feroce che sia anche poetica, sognante, a tratti favolistica (il finale di La città smarrita nella neve, La fermata sbagliata, La pioggia e le foglie): credo che sia proprio questa tensione che rende Marcovaldo uno di quei libri (come Animal Farm, per citarne solo uno) che vanno ben oltre il tempo in cui sono stati scritti, e diventano eterni.
Voto: 4,5 su 5
Marcovaldo su Goodreads
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