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QI

Gli inglesi sono maestri di televisione, si sa. Da The Living Planet a Doctor Who, da Monty Python's Flying Circus a Top Gear, da Life on Mars a Blackadder*, nel corso dei decenni la Perfida Albione ha prodotto e distribuito in tutto il mondo veri e propri capolavori, in tutti gli ambiti televisivi. L'avvento dell'Interwebs ha permesso anche a noi poveri abitanti della Terra dei Cachi di accedere a questa sconfinata messe di tesori, e ultimamente, grazie anche a due gustosissimi libri (questo e questo), ho scovato nel mucchio un'altra gemma: QI.
La sigla sta per Quite Interesting, e il programma è una sorta di quiz sui generis. Il maestro di cerimonie, uno splendido Stephen Fry, pone ai suoi quattro ospiti o panelist domande solitamente piuttosto oscure**, attribuisce punti per le risposte corrette e per quelle interessanti (relative o meno alla domanda posta), e ne toglie per le risposte che perpetuano luoghi comuni errati e per quelle, oltre che sbagliate, pateticamente ovvie. Il tono è leggero, dato che gli ospiti ricorrenti sono spesso attori o scrittori comici, e lo stesso Fry ha una background tutt'altro che trascurabile nella commedia, ma i fatti presentati sono ricercati e documentati con scrupolo e rigore. QI riesce, con un equilibrio perfetto e raro, a intrattenere e a insegnare qualcosa (o almeno a incuriosire, il che per me è altrettanto nobile): io stesso non ho ancora deciso se il programma mi piace di più per i numerosi siparietti comici o per i fatti e le curiosità che presenta.
Lo show, che ha iniziato a settembre la sua nona stagione, è da anni un clamoroso successo in UK, ma non è mai stato trasmesso in Italia, nè nella sua versione originale (tradotta o sottotitolata, come sta facendo ad esempio Rai 5 per il Late Show di David Letterman) nè come formato adattato al nostro paese.
In tutta franchezza, l'assenza di QI dagli schermi nostrani non mi sorprende, anzi, credo che un programma del genere in Italia sarebbe impensabile. Un quiz in cui non si vince niente? In cui non solo il conduttore, ma tutti i partecipanti devono dimostrare ironia e competenza o perlomeno la non a caso mal traducibile qualità chiamata wit? In cui non esistono risposte giuste o sbagliate, ma risposte interessanti o noiose? Chi potrebbe condurlo? Chi potrebbe avere la giusta combinazione di autorità, presenza scenica e senso dell'umorismo che il programma richiede (e che Fry possiede in dosi omeriche)?
Non voglio lanciarmi in analisi sociologiche più grandi di me, ma uno show come QI - e la sua assenza dai nostri schermi - mi sembra rappresenti un simbolo importante dell'incapacità prevalente della nostra televisione di trattare alcuni temi: la meraviglia e la curiosità anche degli aspetti più banali del nostro Universo***, la comicità che non sia satira politica, tormentone ripetuto alla nausea o cinepanettonata a base di tette&culi, lo scambio di idee in cui si scambiano idee, e non si cerca di demolire l'avversario, di zittirlo o di ridicolizzarlo.
In tutta sincerità, la cosa mi mette un po' di tristezza, e mi toglie un po' di speranza.

* Con, tra gli altri, Stephen Fry, Hugh Laurie e uno strepitoso Rowan Atkinson, che in Italia, ahimè, conosciamo praticamente solo come Mr. Bean.
** Alcuni esempi: "Quante vagine ha una femmina di canguro?" (3); "Quale carriera suggerireste ad un bisessuale albanese, mancino, epilettico, basso di statura e con una voce dal timbro molto alto?" (non saprei, ma il tizio ivi descritto è Alessandro il Grande); "Vi spogliereste per un orso polare?" (conviene, visto che l'orso si fermerebbe ad annusare ogni capo di vestiario).
*** La filosofia del programma, come riportata dal sito ufficiale è: "We believe that everything in the Universe is interesting if looked at closely enough, for long enough, or from the right angle." E sì, lo so che esiste Quark.

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