Il mio primo Speedy Tuesday, ovvero: dichiaro ufficialmente conclusa l'Operazione Speedmaster

Quello nella fotografia lì a destra, scattata questa mattina, è il mio polso, e quello al mio polso è il mio Moonwatch; questo significa che l'Operazione Speedmaster, annunciata qui sul blog quasi dieci anni fa, e iniziata davvero quasi nove, è felicemente conclusa.
Nove anni di raccolta certosina di tutte le Euro-monete non italiane transitate nelle mie tasche mi hanno permesso di mettere insieme un discreto malloppo, sufficiente per l'acquisto di un buon usato. Una graditissima e, trattandosi di me, incredibilmente tempestiva botta di culo mi ha invece permesso di comprare* allo stesso prezzo e forse anche qualcosa meno, uno Speedmaster nuovo, con corredo completo e garanzia.
Come è facile immaginare, ne sono felicissimo. In parte perché, pur avendolo maneggiato solo per una settimana scarsa, me ne sono già innamorato: anche senza considerare l'inevitabile suggestione che il Moonwatch si porta dietro per qualunque appassionato di spazio e di astronautica, lo trovo un orologio meraviglioso, di una semplicità senza tempo, bello come è bella l'ala di un aereo o la lama di una falce. E in parte, e forse soprattutto, perché sono riuscito a rimanere nei tempi che mi ero prefissato, quasi per scherzo, dieci anni fa.
È una pazzia? Sotto qualunque aspetto razionale sì: è un orologio ben oltre le mie possibilità, anche contando che, grazie alla botta di culo di cui sopra, l'ho pagato significativamente meno del prezzo di listino. Però, perfino per un accanito razionalista come me, la vita è fatta anche di slanci**, di follie, di sogni; e per me il Moonwatch è soprattutto questo: il sogno di essere di fianco a Neil quando, cinquant'anni fa, fece quel piccolo passo sulla Luna.

Oh, dimenticavo: qui si spiega che cos'è uno Speedy Tuesday.

* In modo totalmente legale, ci tengo a dirlo.
** Diluiti in un decennio, ma pur sempre slanci.

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