In Italia, si sa, siamo 60 milioni di commissari tecnici; pronti,
all'occorrenza, a diventare 60 milioni di ingegneri civili (come abbiamo
fatto in occasione del crollo del ponte Morandi), o 60 milioni di
esperti di geopolitica (per spiegare la guerra in Ucraina, o risolvere
la situazione in Medio Oriente), o 60 milioni di virologi/infettivologi
(per affrontare la pandemia di COVID).
C'è però un campo in cui la
distanza tra quello che crediamo di sapere e quello che sappiamo davvero
è particolarmente enorme: la giustizia. Tutti siamo pronti a emettere
sentenze, irrogare pene, spiegare perché una condanna o un'assoluzione
siano sbagliate nonostante tutti* abbiamo conoscenze giuridiche che
rasentano lo zero. Senza considerare che tutto quello che ha a che fare con l'applicazione della legge è materia estremamente complessa ed estremamente
tecnica; è probabilmente uno dei campi del sapere umano in cui le
minuzie, i dettagli, i tecnicismi sono più importanti e più difficili da
padroneggiare.
Leggere
E giustizia per tutti** (bellissimo titolo, peraltro) non ci trasforma magicamente in
esperti di legge (e il libro, fin dall'introduzione, non millanta di
volerlo fare); anzi: alla fine della lettura la reazione più onesta
dovrebbe essere ammettere quanto poco conosciamo l'argomento, e quanto
sia vasto e complesso. Una cosa però il libro la fa, e la fa bene: ci
fornisce alcuni concetti di base e un minimo di vocabolario
specialistico; quanto basta per non essere totalmente sprovveduti nelle
numerose occasioni in cui abbiamo a che fare con la giustizia, per
esperienza diretta o perché ne leggiamo o ascoltiamo racconti
giornalistici.
Non mi sembra poco.
* Escludendo, ovviamente, i professionisti del settore.
** È il quarto della collana
Cose spiegate bene, come gli altri curato dalla redazione del Post e con il
contributo di vari esperti. Ho letto anche il primo, sui libri, e il
terzo, sulle droghe, e ho trovato entrambi molto ben fatti.
Voto: 4 su 5
E giustizia per tutti su Goodreads
Commenti
Posta un commento